La scatola diventa intelligente
È il contenitore ideale per bianchi e rossi di annata e quotidiani. Oltre ai vantaggi economici, ci sono la facilitàdi trasporto e la garanzia di un prodotto sempre piùfresco e integro. In Veneto l’impianto super automatizzato di Viticultori d’Italia “sforna” 10 mila pezzi al giorno.
Quando si parla di vino l’immagine della raffinnata bottiglia in vetro pronta da stappare è immediata. Per i bianchi e i rossi fermi di annata per uso quotidiano c’è però un’alternativa: la confezione bag-in-box o BiB, più affermata all’estero che in Italia, che consiste in una sacca in polietilene monouso con rubinetto dosatore inserita in una scatola di cartone. Quali i vantaggi e le opportunità? Quali cambiamenti comporta nel modo di consumare vino? Siamo andati a scoprirlo in una nuova promettente realtà a Soave (Verona), la Viticultori d’Italia, costituita nel 2009 da quattro importanti società cooperative venete, Cantina di Castelnuovo del Garda, Cantina Valpantena, Cantina di Monteforte e Colli Vicentini.

Il potenziale? Due milioni e mezzo di pezzi l’anno
Nata dall’esigenza di sviluppare sinergie per commercializzare vini veronesi e vicentini all’estero, dal novembre 2014 vanta un impianto di ultima generazione per la produzione di BiB con una capacità produttiva che la rende leader in Veneto e una delle più importanti in Italia. Esistono solo due imprese paragonabili in termini produttivi, in Piemonte e in Emilia, ma di più vecchia data e non con le caratteristiche di automatismo di Soave.
«Avevamo iniziato con un impianto più piccolo, specializzato nella realizzazione di formati da 3 litri, dedicato ai soli vini delle Cantine socie», ci spiega l’amministratore delegato Maurizio Ferri. «L’aumento delle nostre vendite e le richieste da realtà terze, che ci fornivano il loro vino per confezionarlo in BiB ci ha spinto passare a due turni di lavoro e a investire in questo sistema». Così oggi si possono produrre circa 10.000 BiB al giorno in formati da 3 litri con un solo turno di lavoro, oltre a versioni da 1,5, 5 e 10 litri, anche se le richieste puntano al 90% sui 3 litri. E se nel 2014 si è arrivati a 1,8 milioni di BiB con un fatturato da 3 milioni di euro, con l’entrata a pieno regime del nuovo sistema, nel 2015, si stimano 2,5 milioni di contenitori con un considerevole incremento di fatturato.
Nello stabilimento di Soave l’automazione trionfa, è un incalzare di dosatrici, nastri a scorrimento per le sacche, rulli per il confezionamento in scatola, sapientemente regolati da sole tre persone, compreso il carrellista. Il clou dell’impianto è rappresentato dalla macchina riempitrice, dotata di nuove teste che garantiscono la totale assenza di assorbimento di ossi- geno consentendo una migliore durata e conservazione del prodotto. L’imbottigliamento sterile a freddo permette di non utilizzare additivi per evitare la fermentazione in BiB anche con tenori zuccherini del vino molto alti, superiori a 10 g/l. Automatismi e procedure di controllo in tutte le fasi di confezionamento sono mirati a evitare ogni errore nel packaging.
Vini perfetti a due mesi dall’apertura
Alessandro D’Urso, enologo e responsabile di produzione – l’azienda si avvale anche della consulenza dell’enologo Umberto Menini – segnala l’importanza del controllo del fattore antiossidazione in ogni fase del processo: dai rigorosi controlli a campione prima e dopo l’immissione del vino sfuso dai camion in serbatoi da 300 hl alla lavorazione in atmosfere protettive, dalla micro ltrazione del vino all’inserimento nella classica sacca in polietilene con rubinetto attraverso un sistema automatico che impedirà che, dopo aver “spillato” il vino, ci sia una qualunque immissione di aria responsabile di prematuri decadimenti nella franchezza e nell’aroma. Il link tra innovazione produttiva e bene ci per chi ama vini quotidiani ma integri, senza sentirsi pressato da timing legati all’ossidazione, è immediato.

Per chi non l’ha sperimentato, il BiB si colloca con la scatola in verticale, in frigo o fuori, si estrae il rubinetto, si apre al momento del consumo e il liquido scende a caduta nel bicchiere. Quindi si richiude il rubinetto e il sacchetto in polietilene automaticamente si restringe per impedire ogni entrata di aria e mantenere intatta la qualità dei vini. Proprio qui, ci spiega D’Urso, risiede il motivo di tante richieste: «Una volta aperti i vini mantengono intatte le loro caratteristiche fino a due mesi ma anche oltre. Alcune sperimentazioni ci hanno dato buoni risultati pure a sei mesi dall’apertura».
Un sistema che, ci tiene a precisare Maurizio Ferri, nulla ha a che fare con quello in tetrapak, e che viene particolarmente apprezzato in alcuni mercati del Nord Europa come Svezia, Norvegia e Finlandia, ma anche in Germania ed Est Asiatico. In Italia si va affermando ma trova alcune resistenze culturali. La legislazione lo limita ai vini di pronta beva, esclude spumanti e etichette da invecchiamento, e quindi non entra in competizione con i più classici sistemi in bottiglia. In alcune catene di supermercati italiani si trova, è conveniente, pratico da trasportare e la protezione antiossidazione garantita non è da poco. «Noi ci crediamo molto, tant’è che pensiamo di orientare la nostra produzione dall’attuale 40% a marchio Viticultori e Cantine socie a un buon 60% rispetto alla fornitura a cantine terze», conclude Maurizio Ferri.
VITICULTORI D’ITALIA IN NUMERI
2014 | 2015 | Formati | Export |
1.800.000 BiB
( no a ottobre prodotti con vecchio impianto) 3.000.000 euro di fatturato | 2.500.000 BiB stimati Nuovo impianto 10.000 BiB/giorno con un solo turno di lavoro | 1,5, 3 (90% della produzione) "e 10 litri 40% a marchio Viticultori e Cantine socie 60% conto terzi" | Nord Europa Germania Est Asiatico |
di Monica Sommacampagna
per Civiltà del Bere
Luglio/Agosto 2015